il più possibile

“quando mi guardi non so che cosa vedi. non so neanche io a volte, subito prima di farlo, che cosa aspettarmi.

ho un’idea dentro di me della sensazione che proverò, ma mai di quello che apparirà.

sarò io? il risultato degli occhi che mi si sono appoggiati senza domandare? la materializzazione di un’insistenza?

forse non mi interessa neanche più chiedermelo. non è vero, mi interessa, ma vorrei impegnarmi a lasciare uno spazio libero, solo per me.

forse tu dirai “per fare finta” io forse rispondo “per continuare la ricerca di un’aderenza”.

la luce non capisco dove batta, cosa cerchi. non l’ho mai vista di notte, le linee non sono chiare, una sembra diffusa, l’altra mira agli angoli, non so se l’intenzione sia la stessa, però, evidentemente, l’obbiettivo è quello di non perdersi nulla, vedere il più possibile.

allora nascondersi può diventare un gioco inevitabile.

decidere che cosa può essere visto e che cosa no. mantenere uno spazio”.